“La separazione del maschio” di Francesco Piccolo
È un brutto libro… no, non è vero.
È un buon libro con un brutto protagonista...
Ma neanche questo in fondo è vero.
Non riesco neppure a dire che sia un libro complicato perché, a parte alcune pesanti pagine centrali, è ben scritto ed altrettanto bene “montato”, come fosse un film, con scene rapide nel loro alternarsi e dirette nel raccontare.
Proprio come il protagonista – montatore cinematografico di professione e accorto regista della propria vita – riesce a fare con le molte trame della sua esistenza.
Matrimonio con Teresa, stacco. Sesso con Francesca, dissolvenza. Accompagnare a scuola Beatrice, campo lungo. E poi di nuovo, scopare con Valeria, lavorare ad un progetto, pensare ad un’altra scopata, in una ciclica ed ordinata sovrapposizione di volti, corpi e situazioni.
Mentre in sottofondo pare di sentire l’eco del biasimo femminile la lettura offre invece l’occasione per un’analisi più approfondita del generico e superficiale “tutti uguali gli uomini”. In questo esame, però, non c’è spazio per gli assolutismi: niente è soltanto bianco e nulla è mai davvero nero.
Perché, come pure capita nel mondo reale, si dovrà riconoscere che un compagno infedele riesce ad essere un marito affettuoso; un uomo costantemente preso dai propri desideri sa essere anche un padre premuroso o un amico sincero.
Si comprenderà che il maschio in questione, a suo modo, ama davvero tutte le donne della sua vita (persino quelle con cui non scopa o non ha desiderato di farlo) e per tutte loro davvero si preoccupa. Si scoprirà, infine, che qualunque castello (di carte) può avere fondamenta solide eppure crollare all’improvviso, non per fatto proprio ma per l’errore – il tradimento – altrui.
Ad analisi terminata bisognerà convivere con il malessere che consegue alla scoperta di così tante “quasi verità” laddove – azzardando una superflua moralizzazione - ogni cosa è al suo posto eppure niente è davvero in ordine.
Mi sono chiesto perché in qualche modo è stato difficile leggere fino all’ultima pagina di questo (poco) scandaloso romanzo.
Non riesco neppure a dire che sia un libro complicato perché, a parte alcune pesanti pagine centrali, è ben scritto ed altrettanto bene “montato”, come fosse un film, con scene rapide nel loro alternarsi e dirette nel raccontare.
Proprio come il protagonista – montatore cinematografico di professione e accorto regista della propria vita – riesce a fare con le molte trame della sua esistenza.
Matrimonio con Teresa, stacco. Sesso con Francesca, dissolvenza. Accompagnare a scuola Beatrice, campo lungo. E poi di nuovo, scopare con Valeria, lavorare ad un progetto, pensare ad un’altra scopata, in una ciclica ed ordinata sovrapposizione di volti, corpi e situazioni.
Mentre in sottofondo pare di sentire l’eco del biasimo femminile la lettura offre invece l’occasione per un’analisi più approfondita del generico e superficiale “tutti uguali gli uomini”. In questo esame, però, non c’è spazio per gli assolutismi: niente è soltanto bianco e nulla è mai davvero nero.
Perché, come pure capita nel mondo reale, si dovrà riconoscere che un compagno infedele riesce ad essere un marito affettuoso; un uomo costantemente preso dai propri desideri sa essere anche un padre premuroso o un amico sincero.
Si comprenderà che il maschio in questione, a suo modo, ama davvero tutte le donne della sua vita (persino quelle con cui non scopa o non ha desiderato di farlo) e per tutte loro davvero si preoccupa. Si scoprirà, infine, che qualunque castello (di carte) può avere fondamenta solide eppure crollare all’improvviso, non per fatto proprio ma per l’errore – il tradimento – altrui.
Ad analisi terminata bisognerà convivere con il malessere che consegue alla scoperta di così tante “quasi verità” laddove – azzardando una superflua moralizzazione - ogni cosa è al suo posto eppure niente è davvero in ordine.
Mi sono chiesto perché in qualche modo è stato difficile leggere fino all’ultima pagina di questo (poco) scandaloso romanzo.
Domanda retorica.
Il protagonista vive come molti non osano, pensa ciò che non dovrebbe e dice cose che non andrebbero neppure pensate! Vive una vita giusta nel modo, forse, sbagliato e la porta avanti – riuscendo a tenere insieme i troppi tasselli che la compongono – nonostante gli sbagli anzi, in qualche caso, grazie ad essi.
Il protagonista, insomma, è quell’immagine che ciascuno potrebbe vedere riflessa nello specchio al mattino, quando il vapore della doccia si alza e sul vetro restano i segni delle tante, troppe, ditate della vita.
Il protagonista vive come molti non osano, pensa ciò che non dovrebbe e dice cose che non andrebbero neppure pensate! Vive una vita giusta nel modo, forse, sbagliato e la porta avanti – riuscendo a tenere insieme i troppi tasselli che la compongono – nonostante gli sbagli anzi, in qualche caso, grazie ad essi.
Il protagonista, insomma, è quell’immagine che ciascuno potrebbe vedere riflessa nello specchio al mattino, quando il vapore della doccia si alza e sul vetro restano i segni delle tante, troppe, ditate della vita.
E quello specchio a tutti piacerebbe vederlo sempre pulito.
ho quarant'anni sono sposato da dieci ed ho un figlio di cinque anni...
RispondiEliminadevo pensarci bene prima di leggere questo libro?
per quale testata scrivi? ciao
brutto libro, lettura caotica, difficile
RispondiEliminabella rcensione
Non lo so se il libro mi ha dato oppure tolto qualcosa e non so neppure se la tua recensione mi ha convinto del tutto.
RispondiEliminaE' difficile convivere con tante "quasi verità", come le chiami tu.
Forse non si dovrebbe neppure tentare e basta.
Però l'immagine dello specchio... bravo.
Omnia