I treni perduti - due
I viaggiatori si accalcavano al riparo della pensilina e lo infastidivano, impedendogli di pensare e nascondendo la sua visuale.
Decise di muoversi: un passo avanti era un salto a ritroso nel tempo, ogni movimento lo costringeva ad un malinconico ricordo.
- Ma forse non è lei, quell'impermeabile non l'ho mai visto. - Bravo l'idiota, davvero una brillante deduzione.
Un treno di emozioni stava per investirlo e lui non aveva nessuna voglia di scansarsi. Gli sembrava di ricordare un'aforisma adatto all'occasione, anzi una volta ne avevano anche riso insieme.
Intanto lei, ora seduta su una fredda panchina piena di scritte colorate, ripose il libro e si alzò. E' proprio vero che le regine sono i pezzi più forti della scacchiera; è vero che non cadono mai e Valentina ora riprendeva il suo trono.
Dolorosi flashes di un tempo che credeva passato per sempre.
- I suoi occhi scuri capaci di guardarmi in fondo al cuore, le sue braccia che stringono per non farmi andar via... ma alla fine chi è quello che se ne è andato? Se non mi sentissi così male potrei anche riderne e pensare ad altro.-
- Dannazione, proprio adesso che l'avevo dimenticata... Si, lo so che è una menzogna ma che dovrei fare? Continuare ad amare un sogno e sperare di non svegliarmi mai? E poi magari vederla tra le sue braccia. -
-Già, quasi dimenticavo, c'è anche lui. Chissà se sono ancora insieme, magari la starà aspettando dall'altra parte di questo viaggio. Forse sono sposati ed allora io che farò? -
- Devo essere completamente pazzo, come può un'ombra sconvolgermi la vita? E non sono neppure certo che sia lei; dovrei almeno esserne sicuro prima di farmi prendere da una crisi isterica. -
D'un tratto intorno si fece uno strano silenzio, quello che a volte si crea in una folla vociante. Sentì distintamente una voce dentro di sé che urlava.
Ti amo, Valentina ti amo ancora.
In quell'attimo il treno del destino arrivò polverizzando le minute gocce d'acqua sui binari e, contemporaneamente, i suoi pensieri.
In preda al panico le corse accanto, afferrò per primo la maniglia della carrozza numero dodici, si voltò a guardarla e udì soltanto un ringraziamento frettoloso mentre fissava le piccole farfalle sulle sue gambe scomparire nella polvere del vagone bordeaux.
L'adrenalina che un attimo prima impetuosa gli scorreva dentro adesso scivolava via, sotto il marciapiede, proprio come la pioggia. Un macigno intanto gli rotolava sul cuore.
Quell'ultimo quarto d'ora se lo sarebbe ricordato per un pezzo.
Quell'ultimo quarto d'ora se lo sarebbe ricordato per un pezzo.
Dopo quella che a lui parve un'eternità le porte si chiusero ed i vagoni si mossero. Ebbe la sensazione che tutti si stessero domandando per quale motivo non vi era salito.
Forse anche il capostazione aveva tardato a fischiare il via libera per dargli il tempo di pensare. Si, ma pensare a cosa?
Adesso era immobile, confuso e solo accanto all'orologio rotto, a pochi passi giaceva la sacca che aveva abbandonato. Nella mente e nel cuore un unico pensiero.
Forse anche il capostazione aveva tardato a fischiare il via libera per dargli il tempo di pensare. Si, ma pensare a cosa?
Adesso era immobile, confuso e solo accanto all'orologio rotto, a pochi passi giaceva la sacca che aveva abbandonato. Nella mente e nel cuore un unico pensiero.
Il sole di tutta l'altra gente forse oggi non sarebbe venuto fuori ma il suo, lentamente, già diradava le nubi. Ed allora correre verso un telefono, cercare delle monete e sollevare la cornetta fu quasi un solo gesto.
Quante volte aveva battuto quei tasti?
Il primo trillo e un attimo di incerto silenzio lo paralizzò; poi il secondo ed il ricevitore dall'altro capo venne sollevato.
Il primo trillo e un attimo di incerto silenzio lo paralizzò; poi il secondo ed il ricevitore dall'altro capo venne sollevato.
Intanto il treno del destino si allontanava veloce nella pioggia e nel grigio, insieme ad una sconosciuta di nome Valentina.
Ti ho scoperto per caso e così, solo per caso, mi piacerebbe incontrarti. In ogni altro modo la magia non sarebbe più la stessa. Grande.
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