La notte del vulcano - due
Alcuni locali mi passano accanto di gran fretta, diretti verso la sommità di una piccola altura posta sul lato ovest del parco. Scherzano a gran voce tra loro e riesco a decifrare solo una parte di quello che dicono ma pare che l’eruzione sia già cominciata. Istintivamente guardo in alto, verso l’ipotetica direzione della montagna, ma non vedo nulla anche perché la pioggia mi acceca.
Seguo l’istinto e mi sposto veloce, compiacendomi della momentanea solitudine; del resto nessuno mi rivolge la parola e comunque non riuscirei a spiegare in alcun modo le sensazioni che sto provando.
Salgo alcuni scalini e mi incammino per un ennesimo percorso. La foschia e la natura rigogliosa rendono piacevole ogni passo.
C’è una leggera salita che mi porta ad una piscina immensa che inizia davanti ai miei piedi e di cui in lontananza non scorgo la fine. Sui lati ci sono alcune cascate che immagino essere di acqua calda; al centro ci sono vasche più piccole con panchine circolari in pietra.
In giro ci sono gruppi di persone e coppie ma la piscina è talmente grande che riesco soltanto a distinguerne le sagome.
Entro e scopro che anche lì l’acqua è a quaranta gradi.
Mi immergo con cautela e cerco di impormi un minimo di relax mentre nuoto lentamente verso il centro del piccolo lago. Mi prendo qualche bracciata di respiro fintanto che arrivo ad una delle tinozze centrali che, con un brivido, scopro essere colma di acqua freddissima, quasi gelida.
Passare dal molto caldo al troppo freddo – qui la temperatura non deve essere superiore ai venti gradi - da una sensazione straniante. Resto immerso qualche minuto e poi, insieme ad altri anonimi bagnanti, mi sposto di nuovo nella vasca calda.
Il benessere è immediato e spero di distendermi sul serio. Torno nell’acqua fredda un’ultima volta e, per via dei miei pensieri oppure a causa del brusco cambio di temperatura, mi accorgo di avere un’erezione.
Intanto il temporale continua e crea una benefica cortina di riservatezza; adesso piove così fitto che diventa difficile vedere ed essere visti.
Decido di esplorare la piscina calda e mi spingo verso il perimetro esterno godendo del calore che mi circonda. Alcune piante quasi toccano l’acqua e creano ulteriori angoli nascosti oltre quelli che sono stati pensati ad arte da chi ha progettato la vasca.
Mi siedo sotto una piccola cascata. Da qui, seppure in lontananza, posso vedere ciò che accade sul vulcano.
La cima – o almeno quella che dovrebbe essere tale – è contornata da un chiarore che debolmente spicca nel buio del cielo plumbeo; la montagna si è svegliata davvero e ad intervalli irregolari emette sbuffi di fumo e brevi colate di lava. Si sta formando un denso torrente incandescente che sembra dirigersi verso un gruppo di alberi.
Ogni tanto una roccia ardente rotola velocemente verso valle per poi urtare un altro masso e frantumarsi tra innumerevoli scintille oppure spegnersi come una torcia esausta.
È uno spettacolo affascinante che non riesce a sollevarmi lo spirito, a portare via un’angoscia indefinita.
All’improvviso capisco cosa c‘è che non va, cos’è che mi manca. Comprendo il motivo di tutta la mia inquietudine.
Finalmente capisco che manchi tu.
In questo quadro dipinto con tutte le possibili tonalità del verde, schizzato col rosso e nero di una montagna in fiamme, bagnato da una pioggia fitta manchi solo tu.
Con questa consapevolezza il dolore per la tua assenza diventa quasi fisico e mi riesce difficile persino respirare.
Manca quel tuo sguardo sottilmente indagatore, manca il tuo sorriso, mancano la tue gambe flessuose che immagino nuotare in questa vasca, manca quel tuo costume nuovo che non ho mai visto e che ancora fantastico di toglierti.
Manca tutto il tuo essere così viva.
Il mio stesso desiderio mi ferisce mentre immagino la tua bocca e le tue mani, mentre sogno tutti i baci e le carezze, tutto ciò a cui pensare ora non dovrei.
Le grida della gente mi riportano al presente e non vorrei.
Mi sento solo e rifletto sul fatto che sei scomparsa da settimane, hai ignorato le mie chiamate e i miei messaggi, non hai risposto ad alcuna mail. Adesso ci separano chissà quanti fusi orari ed io non so fare altro che desiderarti con un’intensità pari all’angoscia che ne ho in cambio.
Seguo l’istinto e mi sposto veloce, compiacendomi della momentanea solitudine; del resto nessuno mi rivolge la parola e comunque non riuscirei a spiegare in alcun modo le sensazioni che sto provando.
Salgo alcuni scalini e mi incammino per un ennesimo percorso. La foschia e la natura rigogliosa rendono piacevole ogni passo.
C’è una leggera salita che mi porta ad una piscina immensa che inizia davanti ai miei piedi e di cui in lontananza non scorgo la fine. Sui lati ci sono alcune cascate che immagino essere di acqua calda; al centro ci sono vasche più piccole con panchine circolari in pietra.
In giro ci sono gruppi di persone e coppie ma la piscina è talmente grande che riesco soltanto a distinguerne le sagome.
Entro e scopro che anche lì l’acqua è a quaranta gradi.
Mi immergo con cautela e cerco di impormi un minimo di relax mentre nuoto lentamente verso il centro del piccolo lago. Mi prendo qualche bracciata di respiro fintanto che arrivo ad una delle tinozze centrali che, con un brivido, scopro essere colma di acqua freddissima, quasi gelida.
Passare dal molto caldo al troppo freddo – qui la temperatura non deve essere superiore ai venti gradi - da una sensazione straniante. Resto immerso qualche minuto e poi, insieme ad altri anonimi bagnanti, mi sposto di nuovo nella vasca calda.
Il benessere è immediato e spero di distendermi sul serio. Torno nell’acqua fredda un’ultima volta e, per via dei miei pensieri oppure a causa del brusco cambio di temperatura, mi accorgo di avere un’erezione.
Intanto il temporale continua e crea una benefica cortina di riservatezza; adesso piove così fitto che diventa difficile vedere ed essere visti.
Decido di esplorare la piscina calda e mi spingo verso il perimetro esterno godendo del calore che mi circonda. Alcune piante quasi toccano l’acqua e creano ulteriori angoli nascosti oltre quelli che sono stati pensati ad arte da chi ha progettato la vasca.
Mi siedo sotto una piccola cascata. Da qui, seppure in lontananza, posso vedere ciò che accade sul vulcano.
La cima – o almeno quella che dovrebbe essere tale – è contornata da un chiarore che debolmente spicca nel buio del cielo plumbeo; la montagna si è svegliata davvero e ad intervalli irregolari emette sbuffi di fumo e brevi colate di lava. Si sta formando un denso torrente incandescente che sembra dirigersi verso un gruppo di alberi.
Ogni tanto una roccia ardente rotola velocemente verso valle per poi urtare un altro masso e frantumarsi tra innumerevoli scintille oppure spegnersi come una torcia esausta.
È uno spettacolo affascinante che non riesce a sollevarmi lo spirito, a portare via un’angoscia indefinita.
All’improvviso capisco cosa c‘è che non va, cos’è che mi manca. Comprendo il motivo di tutta la mia inquietudine.
Finalmente capisco che manchi tu.
In questo quadro dipinto con tutte le possibili tonalità del verde, schizzato col rosso e nero di una montagna in fiamme, bagnato da una pioggia fitta manchi solo tu.
Con questa consapevolezza il dolore per la tua assenza diventa quasi fisico e mi riesce difficile persino respirare.
Manca quel tuo sguardo sottilmente indagatore, manca il tuo sorriso, mancano la tue gambe flessuose che immagino nuotare in questa vasca, manca quel tuo costume nuovo che non ho mai visto e che ancora fantastico di toglierti.
Manca tutto il tuo essere così viva.
Il mio stesso desiderio mi ferisce mentre immagino la tua bocca e le tue mani, mentre sogno tutti i baci e le carezze, tutto ciò a cui pensare ora non dovrei.
Le grida della gente mi riportano al presente e non vorrei.
Mi sento solo e rifletto sul fatto che sei scomparsa da settimane, hai ignorato le mie chiamate e i miei messaggi, non hai risposto ad alcuna mail. Adesso ci separano chissà quanti fusi orari ed io non so fare altro che desiderarti con un’intensità pari all’angoscia che ne ho in cambio.
Vorrei scriverti qualcosa proprio in questo momento ma il pensiero che non risponderesti frena ogni slancio; sto già troppo male così per confrontarmi ancora con la tua indifferenza.
Eppure mi manchi insopportabilmente ed ora riesco a vedere anche il tuo volto nella nebbia, disegnato da una pioggia che nel frattempo si è fatta più sottile.
Il tuo posto dovrebbe essere qui, in questo emisfero, accanto a me.
Il fiume rosso sul vulcano ha ormai raggiunto la piccola radura e il magma sta incendiando gli alberi come fossero cerini, ricoprendone i resti dopo pochi attimi.
Allo stesso modo brucio anch’io mentre non so fare a meno di dar vita ai miei pensieri e domandarmi - stupidamente a voce alta - dove sei.
Eppure mi manchi insopportabilmente ed ora riesco a vedere anche il tuo volto nella nebbia, disegnato da una pioggia che nel frattempo si è fatta più sottile.
Il tuo posto dovrebbe essere qui, in questo emisfero, accanto a me.
Il fiume rosso sul vulcano ha ormai raggiunto la piccola radura e il magma sta incendiando gli alberi come fossero cerini, ricoprendone i resti dopo pochi attimi.
Allo stesso modo brucio anch’io mentre non so fare a meno di dar vita ai miei pensieri e domandarmi - stupidamente a voce alta - dove sei.
Anch'io ci sono stato in quelle terme, sotto l'Arenal e davvero si respirava quell'atmosfera strana, rarefatta..... come se mancasse sempre qualcosa o qualcuno. Bravo. Ciao e pura vida.
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