La notte del vulcano
Sono le sei del pomeriggio ed è già buio, sia per l’incombente notte tropicale sia per un cielo nuvoloso carico di pioggia.
Se alzo gli occhi verso un orizzonte immaginario riesco a distinguere soltanto l’ombra dell’Arenal che si staglia maestoso su di me.
Gli abitanti del luogo dicono che questa notte, sul cratere principale, ci sarà un’eruzione; sono tutti entusiasti ma a me sembra solo un pretesto per comperare lattine di birra in confezioni da sei e fare festa. Pura vida, in fondo è questo lo slogan nazionale.
In ogni caso la montagna appare davvero imponente ed io del resto non ho mai assistito ad uno spettacolo simile, se non guardando alcune immagini in televisione; mentre formulo questi pensieri mi rendo conto che la lunga fila di auto che ha intasato la strada è diretta proprio lì. Turisti e locali che vogliono assicurarsi la prima visione.
L’ingresso delle Terme Baldi, proprio alle pendici del vulcano, a prima vista è un luna park rumoroso e troppo colorato, buono per attirare l’ennesimo gringos di passaggio, con il portafoglio sempre troppo aperto e gonfio di dollari pregiati.
La curiosità prevale sulla stanchezza e mi accosto alla reception insieme a molte altre persone, tutte troppo felici per il mio umore. Pago e consegno un documento, in cambio ricevo una piccola chiave e le indicazioni per raggiungere gli spogliatoi.
All’interno l’atmosfera migliora perché diventa più rarefatta.
Dal viottolo che sto percorrendo intravedo alcune vasche ricolme di acqua avvolte in una nebbia impalpabile; alcune sono piccole e sembrano affollate, in altre c’è meno gente forse perché, immagino, l’acqua è più calda.
Il giardino intorno è molto più esteso di ciò che immaginavo tanto che non riesco a scorgerne i confini; in realtà si tratta di un vero e proprio parco tropicale in cui la flora è la padrona di casa e la fauna, me compreso, mi sembra abbastanza ridicola.
Intorno a me centinaia di persone in costume da bagno si spostano in continuazione da una piscina all’altra, alla ricerca di nuovo benessere o semplicemente per prolungare il divertimento.
Adesso sono ansioso di cambiarmi perché voglio esplorare tutto quello che mi circonda; mi infilo velocemente il costume, chiudo a chiave l’armadietto assegnatomi ed esco nuovamente all’aria aperta.
In questo attimo preciso, senza il preavviso di lampi o tuoni, inizia una pioggia torrenziale con gocce grosse come perle australiane; cerco un riparo provvisorio ma l’acquazzone certo non smetterà a breve.
Mi rendo conto che non ha alcun senso preoccuparmi della pioggia e inoltre sono troppo impaziente di guardarmi intorno; mi incammino nei vialetti illuminati da piccoli lampioni.
Dopo qualche secondo sono completamente bagnato ma non mi importa. Mi accorgo di essere preda di una strana frenesia a cui ancora non so dare una spiegazione né un nome.
Nella prima, piccola, vasca che mi si para davanti ci sono soltanto due ragazze; sul cartello all’ingresso – in inglese ed in spagnolo – c’è scritto che si tratta di acqua fredda. Mi avvicino ed entro nella piscina che in realtà è soltanto tiepida.
La sensazione è piacevole e sicuramente meriterebbe una permanenza maggiore ma in lontananza vedo avvicinarsi un gruppo chiassoso ed io invece ho voglia di stare solo; mi accorgo che la curiosità si sta trasformando in una certa inquietudine.
Faccio per uscire dalla piscina e le ragazze, probabilmente inglesi, si scambiano uno sguardo d’intesa; soltanto quando sono già in piedi, però, mi rendo conto che sono molto vicine tra loro e quella con i capelli più lunghi sta accarezzando l’altra sotto la superficie dell’acqua.
La pioggia intanto cade sempre più intensamente.
Mi sposto verso un’altra vasca piena fino all’altezza di cinquanta centimetri; è un po’ più grande della precedente e ci sono alcuni lettini di pietra e ceramica ancorati al fondo. La temperatura indicata dai cartelli è di quaranta gradi.
L’acqua è decisamente calda e mi ci vuole qualche secondo per abituarmi. Soltanto dopo alcuni minuti riesco a immergermi e nuotare fino ad un lettino. Mi stendo faccia in su e la pioggia colpisce inevitabilmente il viso e quelle parti del corpo che non sono sommerse. Acqua calda e pioggia fresca che si fondono mentre tutt’intorno si alza un leggero vapore.
L’esperienza diventa sempre più strana e insolita.
Accanto c’è un’altra vasca da cui si solleva una nebbia decisamente più fitta; anche lì ci sono lettini di pietra ma è stranamente disabitata.
Mi avvicino cautamente ed immergo un piede solo per un paio di secondi perché più a lungo non mi pare possibile; l’acqua è calda oltre ogni limite e così comprendo perché non c’è nessuno. Mentre mi allontano leggo che la temperatura è di cinquanta gradi.
Lascio alcune coppie stese sui lettini e mi sposto alla ricerca di non so cosa, verso nuovi sentieri ed altre attrazioni. I cartelli indicatori mi informano che più avanti troverò altre piscine, ognuna con la sua specificità derivante dalle caratteristiche dell’acqua sulfurea.
Se alzo gli occhi verso un orizzonte immaginario riesco a distinguere soltanto l’ombra dell’Arenal che si staglia maestoso su di me.
Gli abitanti del luogo dicono che questa notte, sul cratere principale, ci sarà un’eruzione; sono tutti entusiasti ma a me sembra solo un pretesto per comperare lattine di birra in confezioni da sei e fare festa. Pura vida, in fondo è questo lo slogan nazionale.
In ogni caso la montagna appare davvero imponente ed io del resto non ho mai assistito ad uno spettacolo simile, se non guardando alcune immagini in televisione; mentre formulo questi pensieri mi rendo conto che la lunga fila di auto che ha intasato la strada è diretta proprio lì. Turisti e locali che vogliono assicurarsi la prima visione.
L’ingresso delle Terme Baldi, proprio alle pendici del vulcano, a prima vista è un luna park rumoroso e troppo colorato, buono per attirare l’ennesimo gringos di passaggio, con il portafoglio sempre troppo aperto e gonfio di dollari pregiati.
La curiosità prevale sulla stanchezza e mi accosto alla reception insieme a molte altre persone, tutte troppo felici per il mio umore. Pago e consegno un documento, in cambio ricevo una piccola chiave e le indicazioni per raggiungere gli spogliatoi.
All’interno l’atmosfera migliora perché diventa più rarefatta.
Dal viottolo che sto percorrendo intravedo alcune vasche ricolme di acqua avvolte in una nebbia impalpabile; alcune sono piccole e sembrano affollate, in altre c’è meno gente forse perché, immagino, l’acqua è più calda.
Il giardino intorno è molto più esteso di ciò che immaginavo tanto che non riesco a scorgerne i confini; in realtà si tratta di un vero e proprio parco tropicale in cui la flora è la padrona di casa e la fauna, me compreso, mi sembra abbastanza ridicola.
Intorno a me centinaia di persone in costume da bagno si spostano in continuazione da una piscina all’altra, alla ricerca di nuovo benessere o semplicemente per prolungare il divertimento.
Adesso sono ansioso di cambiarmi perché voglio esplorare tutto quello che mi circonda; mi infilo velocemente il costume, chiudo a chiave l’armadietto assegnatomi ed esco nuovamente all’aria aperta.
In questo attimo preciso, senza il preavviso di lampi o tuoni, inizia una pioggia torrenziale con gocce grosse come perle australiane; cerco un riparo provvisorio ma l’acquazzone certo non smetterà a breve.
Mi rendo conto che non ha alcun senso preoccuparmi della pioggia e inoltre sono troppo impaziente di guardarmi intorno; mi incammino nei vialetti illuminati da piccoli lampioni.
Dopo qualche secondo sono completamente bagnato ma non mi importa. Mi accorgo di essere preda di una strana frenesia a cui ancora non so dare una spiegazione né un nome.
Nella prima, piccola, vasca che mi si para davanti ci sono soltanto due ragazze; sul cartello all’ingresso – in inglese ed in spagnolo – c’è scritto che si tratta di acqua fredda. Mi avvicino ed entro nella piscina che in realtà è soltanto tiepida.
La sensazione è piacevole e sicuramente meriterebbe una permanenza maggiore ma in lontananza vedo avvicinarsi un gruppo chiassoso ed io invece ho voglia di stare solo; mi accorgo che la curiosità si sta trasformando in una certa inquietudine.
Faccio per uscire dalla piscina e le ragazze, probabilmente inglesi, si scambiano uno sguardo d’intesa; soltanto quando sono già in piedi, però, mi rendo conto che sono molto vicine tra loro e quella con i capelli più lunghi sta accarezzando l’altra sotto la superficie dell’acqua.
La pioggia intanto cade sempre più intensamente.
Mi sposto verso un’altra vasca piena fino all’altezza di cinquanta centimetri; è un po’ più grande della precedente e ci sono alcuni lettini di pietra e ceramica ancorati al fondo. La temperatura indicata dai cartelli è di quaranta gradi.
L’acqua è decisamente calda e mi ci vuole qualche secondo per abituarmi. Soltanto dopo alcuni minuti riesco a immergermi e nuotare fino ad un lettino. Mi stendo faccia in su e la pioggia colpisce inevitabilmente il viso e quelle parti del corpo che non sono sommerse. Acqua calda e pioggia fresca che si fondono mentre tutt’intorno si alza un leggero vapore.
L’esperienza diventa sempre più strana e insolita.
Accanto c’è un’altra vasca da cui si solleva una nebbia decisamente più fitta; anche lì ci sono lettini di pietra ma è stranamente disabitata.
Mi avvicino cautamente ed immergo un piede solo per un paio di secondi perché più a lungo non mi pare possibile; l’acqua è calda oltre ogni limite e così comprendo perché non c’è nessuno. Mentre mi allontano leggo che la temperatura è di cinquanta gradi.
Lascio alcune coppie stese sui lettini e mi sposto alla ricerca di non so cosa, verso nuovi sentieri ed altre attrazioni. I cartelli indicatori mi informano che più avanti troverò altre piscine, ognuna con la sua specificità derivante dalle caratteristiche dell’acqua sulfurea.
[continua... forse]
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