“Uomini che odiano le donne” di Stieg Larsson
Analisi dei particolari (come farebbe lui, il protagonista).
Che le ultime pagine di un corposo romanzo poliziesco – quasi 700 pagine – parlino d’amore e non dello stereotipo del maggiordomo assassino vi sembra un dettaglio trascurabile?
A me pare l’ennesimo divertissement di un autore che se lo può permettere in quanto sa di aver costruito una solida trama, di aver chiarito (quasi) tutto quello che c’era da chiarire e, saggiamente, di non aver mutato tutti gli interrogativi in punti esclamativi.
Che sia ogni lettore a cercare la propria personale risposta a questioni di carattere morale o di spessore giudiziario o di rilevanza economico-sociale, se proprio ci tiene.
Psicopatologia della società occidentale (in variante nordica) applicata ai disastri dell’economia globale e buono omaggio per una saga familiare e le sue shakespeariane nefandezze?
Forse si ma è possibile anche godersi soltanto gli equilibrismi investigativi del giornalista economico Mikael Blomkvist e le ossessioni freak della signorina Salander.
A proposito di quest'ultima il vero leitmotiv del romanzo sono proprio quei “promemoria” posti all’inizio di ogni capitolo e contenenti i dati percentuali delle violenze sulle donne nel civilissimo regno di Svezia!
Se la storia vi è piaciuta (o se vi piacerà) divertitevi ad annotare su Google Earth i tanti luoghi citati nel libro; sarà un altro modo di viaggiare nello scritto in attesa di vedere il tutto trasposto sul grande schermo.
Analisi delle conseguenze (come farebbe lei, la protagonista).
Un buon romanzo, ben congegnato e ben scritto, con un’introspezione piacevole dei personaggi e qualche pagina di troppo. Il tutto in attesa che la trilogia si compia (“La ragazza che giocava con il fuoco” è già in libreria ma per l’ultimo volume - “Castles in the sky”, titolo inglese non confermato – si dovrà attendere ancora un po’).
Penso ad alcune recensioni che ho letto e mi chiedo perché chiedere (inutilmente) di più alla letteratura di evasione.
Tanto più che – anche questo va ascritto a merito dell’autore - la prossima volta che incontrerò un inviato de Il Sole 24 Ore lo guarderò con occhi diversi!
Che le ultime pagine di un corposo romanzo poliziesco – quasi 700 pagine – parlino d’amore e non dello stereotipo del maggiordomo assassino vi sembra un dettaglio trascurabile?
A me pare l’ennesimo divertissement di un autore che se lo può permettere in quanto sa di aver costruito una solida trama, di aver chiarito (quasi) tutto quello che c’era da chiarire e, saggiamente, di non aver mutato tutti gli interrogativi in punti esclamativi.
Che sia ogni lettore a cercare la propria personale risposta a questioni di carattere morale o di spessore giudiziario o di rilevanza economico-sociale, se proprio ci tiene.
Psicopatologia della società occidentale (in variante nordica) applicata ai disastri dell’economia globale e buono omaggio per una saga familiare e le sue shakespeariane nefandezze?
Forse si ma è possibile anche godersi soltanto gli equilibrismi investigativi del giornalista economico Mikael Blomkvist e le ossessioni freak della signorina Salander.
A proposito di quest'ultima il vero leitmotiv del romanzo sono proprio quei “promemoria” posti all’inizio di ogni capitolo e contenenti i dati percentuali delle violenze sulle donne nel civilissimo regno di Svezia!
Se la storia vi è piaciuta (o se vi piacerà) divertitevi ad annotare su Google Earth i tanti luoghi citati nel libro; sarà un altro modo di viaggiare nello scritto in attesa di vedere il tutto trasposto sul grande schermo.
Analisi delle conseguenze (come farebbe lei, la protagonista).
Un buon romanzo, ben congegnato e ben scritto, con un’introspezione piacevole dei personaggi e qualche pagina di troppo. Il tutto in attesa che la trilogia si compia (“La ragazza che giocava con il fuoco” è già in libreria ma per l’ultimo volume - “Castles in the sky”, titolo inglese non confermato – si dovrà attendere ancora un po’).
Penso ad alcune recensioni che ho letto e mi chiedo perché chiedere (inutilmente) di più alla letteratura di evasione.
Tanto più che – anche questo va ascritto a merito dell’autore - la prossima volta che incontrerò un inviato de Il Sole 24 Ore lo guarderò con occhi diversi!
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