martedì 14 ottobre 2008

Ti ricordi di me?

Il ripetuto abbaiare del cane mi fa capire che c’è qualcuno vicino la porta di casa.
Ma io non posseggo un cane e il suono in realtà proviene da uno stupido zerbino che mi hanno regalato per il compleanno e che di malavoglia ho dovuto posizionare sul pianerottolo per non offendere mia sorella.
Sopra vi è raffigurato un bulldog da cartone animato e c’è una scritta fintamente minacciosa che dovrebbe far sorridere gli ospiti in arrivo; ma il vero punto di forza della piccola stuoia in cocco è la presenza di un sensore che, attivato dal peso della persona, mette in azione il latrato del finto guardiano a quatto zampe.
Mentre raggiungo l’ingresso mi rendo conto che l’abbaio è terminato già da qualche secondo; la qual cosa significa che il visitatore deve essersi posizionato al di là del tappetino e probabilmente ora sta ridendo del padrone di casa.
Poi considero che il campanello non ha suonato e non ho sentito bussare; la cosa mi incuriosisce alquanto.
Guardo con circospezione dallo spioncino senza accendere la luce all’interno e non vedo nessuno; la porta dei miei dirimpettai è chiusa e del resto a quest’ora della sera non sono mai in giro.
Chiunque abbia calpestato il mio zerbino adesso non c’è più oppure non c’è mai stato ed il simpatico dispositivo elettronico cinese per fortuna si sta guastando.
Apro solo per avere la conferma diretta che non c’è nessuno e non sento neppure alcun rumore per le scale.
Pregustando il ritorno alla mia malinconica serata mi chiudo la porta alle spalle per riaprirla un attimo dopo perchè qualcosa di indefinito ha attirato la mia attenzione e voglio scoprire di cosa si tratta.
Quello che ora vedo spuntare da sotto il tappetino prima non c’era.
Al rientro, se ci fosse stato, mi sarei accorto di questo cartoncino bianco, chiuso con un pezzo di nastro adesivo, senza busta e privo di mittente che sto raccogliendo proprio in questo momento.
Normalmente non sono una persona curiosa e in vita mia quando lo sono stato gli eventi me ne hanno fatto subito pentire.
Però - rifletto mentre mi dirigo verso la cucina dove stavo stappando una bottiglia di Primitivo Shahrazad del 2005 – non ho niente di meglio da fare e soprattutto non riesco ad immaginare chi possa essere interessato ad interrompere il mio monotono isolamento.
Lascio il vino a respirare e recupero un calice di medie dimensioni abbastanza ampio da consentire un'adeguata ossigenazione e lo sviluppo degli aromi complessi e terziari; inoltre la forma del bicchiere – ripeto a mente come fosse una lezione – dovrà servire a stimolare principalmente le parti interne della bocca ed evitare il contatto astringente dei tannini con le gengive.
Frequentare un corso di enologia è stata la vera novità della mia vita da vari mesi ad oggi, cosicché è l’unica cosa di cui posso sentirmi vagamente fiero.
Respiro il profumo del vino nel bicchiere, brindo ad un ospite che non c’è e mentre ne lascio scorrere sul palato un breve sorso mi siedo sul divano e prendo l’anonimo biglietto.
Aprirlo e leggerlo è un attimo, morirci dentro anche!
Dopo la telefonata... forse avrei dovuto prevedere che non ci saremmo visti per un po’... Sappi che ti ho pensato.
Spero solo che tu stia meglio di quanto io non senta...
Mi auguro di vederti presto...
Ovunque tu sia in questo momento... mi auguro giunga a te il mio pensiero...
La grafia è inconfondibile e la firma, se ci fosse, sarebbe inutile.
Lo rileggo quasi sperando che quelle parole scompaiano come se fossero scritte con l’inchiostro simpatico; invece restano lì a ricordarmi che nascondersi a se stessi è un gioco inutile.
Ma soprattutto quelle frasi scritte in blu mi ricordano di te, che non ti ho dimenticata anzi – poiché scordarmi di te non potrei – mi rammentano quanto puoi far male.
Cerco di alzarmi perché non riesco più a stare fermo ma, nel far leva su un bracciolo, maldestramente faccio volare il bicchiere sul pavimento che ora ospita schegge di vetro e frammenti della mia serata affogati in vino barricato quindici mesi.
Pulirò dopo, ora ho bisogno di una sigaretta per pensare cosicchè esco sul piccolo terrazzo ingombro di piante secche ed attrezzi sportivi inutilizzati.
[continua... forse]

1 commento:

  1. Allora .. quando il seguito? Ti leggo da un po' e devo dirti che sei davvero bravo.

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